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Il Fraseggio e l’ Arte del Bel Canto.

Quante volte ci siamo trovati di fronte ad un brano, non riuscendo a trovare il senso di quello che suonavamo?

Come facciamo a capire quale sia la giusta interpretazione?

La prima cosa da fare è dimenticare di essere violinisti.

Non esiste il violino, non esiste’ archetto, non esiste lo spartito.

Esiste una grande linea sonora, composta da note, pronta ad espandersi per l’ universo.

Il nostro compito è quella di liberarla dalla carta dov’è scritta.

Partiamo dal presupposto che la musica difficilmente nasce nella carta, ma li ci finisce solo come appunto per la memoria.

Quindi difficilmente una melodia sarà composta da “mille note”, ma bensì da un flusso sonoro unico che tocca diverse altezze e durate di suoni.

La cosa più semplice da fare è: cantare

Chiudere gli occhi e cantare quello che da li a poco dovremo suonare.

Il Violino è solo un mezzo, il mezzo più bello creato dal’ uomo per riprodurre in musica le emozioni che abbiamo dentro di noi.

Dobbiamo solo trovare senza paura, il suono che fa vibrare per prima la nostra anima e poi farlo espandere dal violino, non come fosse uno strumento musicale, ma un amplificatore della nostra voce.

Solo allora saremo sicuri che il nostro respiro ci darà i tempi giusti di ogni fraseggio e il nostro suono arriverà a far vibrare  l’ anima di chi ci ascolta.

Il segreto del suono, la mano destra.

Ogni cantante ha una voce diversa.

Ogni musicista ha un suono diverso.

Se suoni con un violino da 20.000 euro, avrai veramente un suono cosi diverso da che se suoni con un violino da 2000?

La verità è che il timbro sonoro, la differenza tra un musicista ed un altro, non la fa lo strumento, ma il modo di suonarlo.

Il segreto del suono nel violino, risiede tutto nella mano destra e nel modo di scaricare nell’ arco il peso.

Ció che alle orecchie di un ascoltatore farà la differenza, non saranno le note veloci o lente o vibrate che il violinista farà con la mano sinistra, ma come gli darà vita con la mano destra.

Per permettere al suono di sprigionarsi dallo strumento e viaggiare nella sala da concerto, un violinista non dovrebbe mai “tenere” l’ archetto, ma bensì poggiarsi su esso.

Scaricare sopra l’ arco il peso del braccio, tenendo le gambe saldamente piantate a terra.

Il braccio destro a sua volta, deve compiere un movimento circolare, formare un grande semicerchio verso il basso, mentre distribuisce il peso dal mignolo quando suona al tallone, al medio quando suona alla punta.

Velocità,peso e quantità d’ arco usate, sono i tre fattori che miscelati assieme formano il suono.

Più un violinista è sapiente a combinarli assieme, più il suono che ne uscirà fuori sarà simile a quello immaginato nella sua mente.

A tal proposito in questo periodo sto testando degli archetti in fibra di carbonio rivestiti di legno.

Trovando il giusto compromesso tra elasticità e peso, la tecnologia ha fatto in modo che pure archetti di fascia media, avessero le caratteristiche tecniche di archetti che fino a ieri potevi avere solo spendendo decine di migliaia di euro.

A breve vi parleró dell’ archetto in fibra di carbonio e legno che sto provando nei concerti.